Un trattamento che dona volume alla chioma, anche riccia, di moda negli anni ’80 e oggi tornata alla ribalta. Ma quanto è sicura? Indebolisce o no i capelli? Ecco le regole per fare una permanente a regola d’arte.

La prima permanente venne eseguita nei primi anni del Novecento, a opera di un parrucchiere tedesco, Karl Ludwig Nessler che la eseguì nel suo negozio a Londra su sua moglie. Cavia, è il caso di dire, perché immaginate che coraggio occorreva per sottoporsi a un trattamento sperimentale, del quale nulla si sapeva se non che poteva tranquillamente polverizzare l’intera chioma. Evidentemente Nessler era ben sicuro della sua innovazione, perché funzionò e le signore, che fino a quel momento arricciavano i capelli con ferri riscaldati, comparsi per la prima volta a inizio del secolo, creando così onde che venivano poi per lo più raccolte in morbidi chignon. Negli anni ’20 e ’30, invece si prediligevano le finger waves, ovvero le onde piatte, perfette anche con i capelli medi che si iniziarono a portare in quel periodo, create con i ferri arricciacapelli e con i primi bigodini riscaldanti risalenti al 1930. Risale al decennio successivo la messa a punto del primo sistema di permanente a freddo, antesignano di quelli utilizzati oggi e da quel momento alcune importanti case cosmetiche iniziarono a cercare modi per realizzare sistemi professionali.

E dopo un periodo di revival della permanente, negli anni ’80, quando si portavano chiome iper-voluminose e un altro di oblio, dagli anni ’90, oggi si torna a parlare di permanente, anche perché i capelli ricci sono tornati a essere di gran tendenza da qualche stagione. Ma cosa è la permanente, come si realizza, è davvero pericolosa per il capello e anche oggi, con le nuove tecniche?

Se negli anni ’80, dicevamo, il riccio era portato fitto e dunque la permanente doveva creare chiome al limite del crespo, oggi si tende a prediligere movimenti più ampi, onde morbide e oltre che di riccio si parla di ondulazione, da realizzare con bigodini grandi. L’effetto dunque è molto più naturale che in passato.

Le formule

Sono meno aggressive oggi rispetto al passato perché contengono meno ammoniaca, quindi danneggiano meno la fibra capillare e il cuoio capelluto.

Cosa fare dopo

Una volta fatta, la permanente non va “abbandonata” ma curata con una hair routine specifica. Che richiede innanzitutto idratazione e nutrimento del capello, per contrastare la secchezza che, inevitabilmente, contraddistingue i capelli ricci, anche con permanente. L’ideale sarebbe anche fare una maschera, meglio ancora se con ingredienti naturali come oli vegetali a base di mandorla, argan, jojoba, karité. Infine, ripetere il trattamento dopo 4 o 6 mesi, per non stressare troppo i capelli. Importante evitare di bagnare i capelli almeno per 24 ore dopo il trattamento.

 

Il brushing

Se la permanente è bene eseguita dovrebbe permettere di non utilizzare troppi strumenti, ma anche solo le mani per asciugare i capelli.

Per quale tipo di capelli?

Se la chioma è particolarmente sfruttata o sfibrata, meglio evitare. È possibile eseguirla su capelli colorati o decolorati, purché tra un trattamento e l’altro si lascino passare almeno due settimane. E meglio se con colorazioni vegetali. Ovviamente la permanente si può fare anche con capelli ricci che hanno bisogno di tono e volume.